martedì 27 marzo 2012

LE DOMANDE DI ELENA (I): QUALI MANSIONI SI POSSONO RICOPRIRE NELLA FUNZIONE RICERCA E SVILUPPO DI UN'AZIENDA?

Questa è una delle due domande di Elena (che ha assistito ad una delle mie presentazioni, ad Economia).

Ricerca e Sviluppo è una funzione tecnica che ritroviamo nelle aziende industriali (e non già, ma è ovvio, nelle società la cui attività è meramente commerciale). Detto questo le specifiche responsabilità ed il posizionamento della Funzione Ricerca e Sviluppo all’interno dell’organizzazione aziendale possono variare in funzione del settore merceologico ove opera la Società, e della conseguente importanza delle attività di R&D. Importante? Probabilmente il Responsabile R&D dipende direttamente dall’Amministratore Delegato. Un po’ meno importante?  In questo caso R&D probabilmente finisce per avere dei compiti più limitati, venendo inquadrata in una funzione tecnica più ampia (Engineering o Manufacturing).
Ad ogni buon conto la funzione R&D generalmente:

·         elabora i progetti per la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti (o di nuovi componenti destinati ai prodotti già commercializzati sul mercato) sulla base degli input ricevuti dalla Direzione Commerciali (all’Inglese Marketing / Sales, anche qui la denominazione può variare da società a società) fino allo stadio di reindustrializzazione (poi R&D deve coordinarsi con la Direzione Produzione (Manufacturing), con la Direzione Acquisti (Purchasing), (e magari qui iniziano i problemi perché Manufacturing e Purchasing iniziano a voler apportare modifiche al “progetto” realizzato da R&D)

·         cura la “manutenzione tecnologica” dei prodotti esistenti (sia in termini di miglioramenti tecnologici che di reingegnerizzazione per produrre i costi di produzione) 

·         controlla e comprende le innovazioni e lo sviluppo tecnologico dei prodotti dei concorrenti

·         gestisce il budget assegnatole per lo sviluppo dei singoli progetto

In R&D ovviamente lavorano Ingegneri e a volte Informatici (qualora i prodotti della società abbiamo una componente elettronica). Considerato che R&D gestisce un budget (soldi...) solitamente nelle aziende medio grandi trovi in ogni Funzione anche dei laureati in Economia che ci lavorano: sono i Controller, che hanno una doppia dipendenza, gerarchica, dal capo della funzione dove lavorano (R&D  nel nostro caso), e funzionale, dal capo della Funzione Finance (o Amministrazione, anche qui la denominazione varia da società a società). In estrema sintresi il Controller controlla e accerta come vengono spesi i soldi del budget della Funzione.
Se volete sapere quanto si può arrivare a guadagnare (dopo tot anni che ci lavorate ….) in R&D potete consultare gli “Studi di retribuzione” che trovate sul sito della Michael Page (non sempre le cifre indicate collimano con la mia esperienza ma è certo un riferimento)



 REMIND: STASERA A TORINO PARTECIPO A “MARKETING DI SE STESSI”  E PRESENTO “MI SONO LAUREATO! E ADESSO?” ALLA LIBRERIA TORRE DI ABELE – VIA PIETRO MICCA – CON ME LORENZO CAVALIERI CHE PRESENTA IL SUO LIBRO “VENDERE MI PIACE

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domenica 25 marzo 2012

DOMANDA: INGEGNERI GESTIONALI DOVE MANDARE IL CURRICULUM?

Finalmente una domanda che mi consente allo stesso tempo di fare un post e di dare una risposta semplice.

Come ho scritto in un post di due o tre giorni fa, attualmente, almeno a guardare le ricerche di neolaureati , i neo-ingegneri gestionali sono ancora quelli che più di altri riescono a difendersi dalla recessione. Detto questo avete due possibilità:
·         Individui una serie di società che operano nella tua zona e dove ti piacerebbe lavorare, mandi il tuo CV, vedi cosa succede e poi ti regoli,
·         Giri quotidianamente internet e vai cercare le offerte per neolaureati in ingegneria gestionale sui vari siti specializzati (a memoria e senza voler essere esaustivo, miojobs,  job rapido, jpbmeetimg, ti consiglio, lavoratorio ecc), consulti le varie offerte e mandi il tuo CV a quelle che ti sembrano più interessanti (ormai gli ingegneri gestionali sono come il prezzemolo ….), oppure
·         Fai un mix delle due opzioni precedenti.

Tanto per fare un esempio io sono andato sul sito di careerjet (vedi il link qui sotto) e ci ho trovato due annunci dove cercano gestionali (Ramstad e Ernst & Young)
http://www.careerjet.it/lavoro-neolaureati.html 

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mercoledì 21 marzo 2012

DOMANDA DI ANONIMO: MI SONO LAUREATO E ADESSO COSA FACCIO?

La domanda mi ha colto un poco di sorpresa ("ma come ci ho scritto un libro ..."). Nondimeno l'interrogativo di questi tempi è sempre meno banale e vale la pena di spenderci ancora un post. Diciamo innanzitutto che non basta preparare un CV (che sembra una cosa facile, ma in realtà non è così  ….), spedirlo a raffica a tutti i potenziali datori di lavoro e poi aspettare.    
Proviamo ad ipotizzare l’ipotetico Business Plan di un neolaureato.
LA PRIMA COSA DA FARE. Probabilmente la prima cosa da fare appena dopo la laurea è quella di dedicare un po' di tempo a riflettere e prendere consapevolezza, con sano realismo:

  • della situazione economica in cui vivono l'Italia e l'Europa (non che non ci fosse chiara quando eravamo in Università, ma adesso riguarda proprio noi ...),
  • delle prospettive disponibili per la Laurea che ci siamo presi. Potete andare a consultare l'ultimo rapporto di AlmaLaurea e vedere come siete messi, ma nella sostanza, se sei un laureato "tecnico" (Ingegneria, Ingegneria Gestionale, Matematica, Statistica, Economia, per fare degli esempi) sei messo/a comunque meglio di tutte le lauree umanistiche che arrancano disperatamente, e
  • delle prospettive disponibili nella città / nella provinvia dove vivi. Sui giornali leggiamo periodicamente che l'unica alternativa è andare all'Estero. Può darsi, però prima che all'Estero probabilmente dovremmo prendere in considerazione la mobilità in Italia. Osservazione banale: da quel che vedo sui siti internet che pubblicano ricerche di personale ci sono aree territoriali che presentano maggiori possibilità che non altre (a un certo punto della mia attività, a Torino, mi sono in effetti chiesto perchè i pugliesi rappresentassero il 40% dei candidati che vedevo ed il 20% dei miei collaboratori).
LA SECONDA COSA DA FARE: Dopo aver capito “dove siamo” la seconda cosa da fare è capire in che direzione (professionalmente parlando) vogliamo muoverci (e non è sempre facile, perché magari per i neolaureati le prospettive professionali – ho detto professionali non lavorative - teoricamente sono più d'una.
Sfortunatamente, non avendole mai praticate, per i neolaureati scegliere non è sempre facile.
IMPORTANTE  Dovete darvi delle priorità. Non potete cercare di seguire contemporaneamente tutto quello che potenzialmente vi sembra interessante (“Vorrei dedicarmi alla programmazione urbanistica multi territoriale  ma forse vorrei anche andare a passare un periodo all’estero, così miglioro il mio Inglese, magari alla fine della stagione agonistica della squadra di pallavolo dove gioco e mi diverto moltissimo e in fin dei conti siamo primi in classifica”). Forse in Università eravamo abituati ad avere molti interessi in contemporanea, e riuscivamo pure a gestirli, ma post laurea bisogna scegliere una priorità nel tentativo di crescere professionalmente.

L’OBBIETTIVO: Da neolaureati l’obbiettivo principale probabilmente dovrebbe essere quello di trovare un primo lavoro in qualche maniera coerente con quello che abbiamo studiato in Università. Dico “in qualche maniera” per spiegare che non necessariamente il primo lavoro che riusciamo ad agguantare è il lavoro che ci piace, quello che desideravamo o che ci immaginavamo quando eravamo in Università. L’importante è acquisire esperienza e competenze (le “conoscenze” professionali dovrebbe avervele date l’Università ….), una qualche indipendenza economica, la conoscenza di come gestirsi e gestire i rapporti impersonali sul posto di lavoro. Se guardate gli annunci di ricerca del personale vedete che sovente le aziende cercano neolaureati con uno-due anni di esperienza. Ma a questo punto, se scoprite che il primo lavoro che avete agguantato proprio non vi piace, non è quello che immaginavate, non siete più dei neolaureati senza esperienza professionale e per voi sarà è più facile (meglio meno difficile) cambiare lavoro dall’interno, quando ormai siete già entrati nel mondo del lavoro …..  

Con linguaggio aziendale potremmo concludere che abbiamo concluso le prime due fasi del nostro Business Plan: Market Intelligence (“ragionare su quello che c’è li fuori, nel mondo del lavoro”) e Target Setting (“”decidere quale obbiettivo ci poniamo sulla base di quello che abbiamo concluso alla fine della nostra personale Market Intelligence”). A questo punto arriva la seconda parte del Plan, ovverosia la pianificazione di quello che possiamo fare per cercare di raggiungere l’obbiettivo. Ma su questa parte, pazienza che ci faccio un secondo post.


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martedì 20 marzo 2012

DOMANDA: MA L'UNIVERSITA' PREPARA AL MONDO DEL LAVORO?

E la domanda, che già ho visto girare su altri siti e pagine FB è arrivata anche qui.

Fatte le dovute eccezioni per singole sedi Universitarie che sicuramente cercano di farlo, dubito assai che l'"Istituzione Università" ci prepari al mondo del lavoro (o a quello che ne rimane nell'attuale clima di recessione).  Ricordo ancora tre o quattro anni fa l'arrabbiatura che mi sono preso quando sulla prima pagina del Sole 24 Ore ho letto l'intervista ad un Magnifico Rettore che con tutta tranquillità diceva che "non è un compito dell'Università preparare i giovani al mondo del lavoro, quanto piuttosto fornirli di conoscenze". Affascinante affermazione: l'Università come una "Torre d'Avorio" affascinante per chi ci sta dentro, ma quando poi sei fuori .....

Iscriversi all'Università perchè si ha sete di conoscenza? Perchè no. Ma è anche vero che la stragrande maggioranza dergli Universitari ambirebbe anche ad acquisire delle conoscenze non per finalità meramente culturali ma anche per costruirsi un futuro (necessariamente anche lavorativo), proprio sulla base di quanto si è appreso in Università. Ma allora bisognerebbe che oltre alle conoscenze l'Università ci trasmettesse non soltanto "la conoscenza" ma anche le competenze per applicarla alla pratica  professionale. A sentire quelli che nel mondo del lavoro ci stanno già (e l'ho scritto su "Mi sono laureato! E adesso?" e ho fatto dei post su questo blog riportando commenti e dichiarazioni) parrebbe che ciò non accada. Teoria e pratica in Università dovrebbero andare a braccetto (con buona pace delle convinzioni del Magnifico Rettore di cui sopra .....).

(c) riproduzione riservata

lunedì 12 marzo 2012

DOMANDA: COSA REGALARE AD UN NEO-LAUREATO (LAUREA BREVE)

E' attraverso una ricerca basata su con questa domanda irrisolta che uno dei lettori è arrivato su questo blog. Con lo spirito di servizio che mi contraddistingue provvedo a rispondere affontando la questione in maniera logica e consequenziale (come se fosse un problema aziendale che mi viene sottoposto).

1. PREMESSA: tutto dipende dai quattrini che vuoi / puoi spendere e dal tuo grado di relazione con il neolureato triennale..

2. SOLUZIONI:
2.1. SOLUZIONE A: Fai un regalo futile e divertente (due biglietti per la partita della squadra del cuore, due biglietto per il prossimo concerto,  una vacanza al mare, l'IPod, Kindle E-book reader)
2.2. SOLUZIONE B: Fai un regalo utile e divertente: regali "Mi sono laureato! E adesso?"
2.2. SOLUZIONE C: Fai un regalo utile (per l'amato figlio / figlia neolaureato/a); Sranzi una somma per un Master di quelli buoni / per un corso accellerato d'Inglese a Londra o Dublino

sabato 10 marzo 2012

MARKETING, DESIGN E CURRICULUM EUROPASS: CHE COSA HANNO IN COMUNE?

Mi sono posto la domanda che dà il titolo a questo post nel vedere quanto i neolaureati continuino ad utilizzare il modello Europass in maniera acritica come format del primo CV (salvo poi rimanere sconcertati quando si accorgono che non è previsto dove indicare il voto di laurea ....). Chi frequenta questo blog conosce già la mia opinione in merito alla inadeguatezza del Curriculum Europass (uno dei primi post che ho pubblicato, "Curriculum Europass (I)" (11/10/2010) è tuttora in testa alle classifiche dei post più letti).

Ma torniamo alla domanda:”Marketing, Design e Curriculum Europass: Che cosa hanno in comune?”. Vi è mai capitato di entrare in un negozio di telefonia, o anche soltanto di andare a fare la spesa nel supermercato sotto casa? Di telefonini, e di prodotti, quali che siano, ce ne sono tanti, si chiama concorrenza, ma non è che siano sistemati sugli scaffali in scatole tutte uguali, delle stesse dimensioni e dello stesso colore, con il nome del prodotto, la composizione e le modalità  d’uso tutti sistemati a destra in basso nella relativa scatolina. Altrimenti il produttore del singolo telefonino / del singolo prodotto come farebbe a farsi notare per cercare di battere la concorrenza? Ed allora entrano in scena i designer e gli uomini del marketing, e il packaging  cambia, si differenzia (entro certi limiti oggettivi perché poi dentro la scatoletta ci sono dei prodotti con funzionalità simili). Poi, oltre al design e al packaging, ovviamente i potenziali acquirenti  prima di scegliere di solito guardano anche ai contenuti, alle caratteristiche del prodotto, al prezzo.Se vi ritrovaste a contemplare su uno scaffale 100 prodotti con il medesimo packaging probabilmente rimarreste allibiti, ovvio no?. Provate allora ad immaginare il senso di frustrazione del selezionatore che si trova davanti 100 CV Europass tutti formalmente uguali, dove le differenze sono quasi nascoste e bisogna proprio andare a cercarle,
E dunque :”Marketing, Design e Curriculum Europass: Che cosa hanno in comune?” NIENTE. Il CV Europass non fa emergere immediatamente le caratteristiche professionali e personali dei singoli candidati, appiattisce e non differenzia, e quindi il suggerimento rimane quello di usarlo soltanto se ve lo richiedono espressamente. In tutti gli altri casi preparatevi il vostro CV. 

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