domenica 24 febbraio 2013

DOMANDA (VOSTRA) E RISPOSTA (MIA): PERCHE’ FARE UN MASTER DOPO ESSERSI LAUREATI?


Non è certo necessario fare un Master post-laurea ma in determinate circostanze può essere utile. E allora come rispondere alla domanda “perche’ fare un master dopo essersi laureati?” Direi che la risposta dipende anche dai motivi che vi spingono a fare un Master.  

 I MOTIVI SBAGLIATI PER SCEGLIERE DI PARTECIPARE AD UN MASTER DI ALTA FORMAZIONE 

          E’ un “comodo parcheggio” in attesa che prima o poi qualcuno si decida a convocarti per un colloquio di selezione;

          E’ un tranquillizzante ritorno al passato. “Finalmente si torna in aula con qualcuno che mi spiega tutto quel che c’è da sapere”

          E’ un modo per “fare Curriculum” (il chè è anche vero, ma se questa è l’unica motivazione, non è granchè)

          E’ la via maestra per avere la certezza di trovare un posto di lavoro 

I MOTIVI GIUSTI PER PARTECIPARE AD UN MASTER DI ALTA FORMAZIONE
          E’ un Master funzionale al tuo percorso universitario ed all’ambito professionale dove intendi inserirti

          E’ un Master che ti serve per riorientare la tua ricerca do in primo lavoro in un ambito professionale mon immediatamente correlato (ma neppure troppo distante) con le conoscenze che hai acquisito in Università

          E’ un Master accreditato ASFOR o che comunque nella sostanza risponde alla gran parte dei criteri sulla base dei quali l’ASFOR concede il proprio accreditamento  ( www.asfor.it )

          Non è una ripetizione sommaria di tutto quello che hai già studiato in Università

          I relatori sono anche professionisti e/o manager che hanno percorso la carriera professionale che tu vorresti intraprendere e ti possono trasferire delle competenze e non solo conoscenze (“il Master come Ufficio di collocamento privilegiato”)

          Al termine del Master ti viene offerto un tirocinio formativo (questo è un PLUS)
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"Mi sono laureato! E adesso? N.2 La ricerca continua Manuale di sopravvivenza per neolaureati alla ricerca del primo lavoro; Curriculum Vitae, Master, Tirocini e colloqui di selezione” è la seconda edizione, rivista ed aggiornata, di “Mi sono laureato! E adesso?” pubblicata nel 2010 da Vallardi.


La nuova edizione del libro può essere acquistata sui principali bookstore in versione cartacea ed e-book. La versione cartacea la trovate sui siti amazon.it, stores.streetlib.com e libreria universitaria.it. L’e-book sui siti di amazon, streetlib, libreria universitaria, la feltrinelli, hoepli, kobo, mondadori, libreriabook.it,  e ebooklife.it. Costo? 14,99 la versione cartacea e 10,99 l’epub.

lunedì 11 febbraio 2013

DOMANDA (DI UN LAUREATO IN RELAZIONI INTERNAZIONALI) E RISPOSTA (MIA): UNA LAUREA IN GIURISPRUDENZA DOPO UNA TRIENNALE IN RELAZIONI INTERNAZIONALI?

Il quesito riguarda un neolaureato (triennale) in Relazioni Internazionali che adesso vorrebbe aggiungere una seconda laurea (laurea a ciclo unico in Giurisprudenza) e commenta “Tutti dicono che sono folle perché a 28/29 anni nessuno più sarà disposto ad assumermi, io non ci credo e spero un giorno di poter lavorare come avvocato in un grande studio legale specializzato in IP. L'età sarebbe realmente un deterrente? E sulla necessità di inserire il titolo della tesi nel CV, posso sorvolare su titolo della tesi della laurea triennale?”.
RISPOSTA: In linea generale direi che ritardare l’entrata nel mondo del lavoro per prendersi una seconda laurea è un azzardo. Non è che con due lauree ti danno due stipendi o hai doppia possibilità di trovare un posto di lavoro.  A maggior ragione è un azzardo se, dopo essersi laureati, seppur con una triennale, si ritiene di avere delle buone possibilità di riuscire a entrare nel mondo del lavoro.

Questo in linea generale, poi nei singoli casi ci si può rendere conto che in realtà la laurea che abbiamo preso riguarda un qualcosa che proprio non ci interessa o che di porte nel mercato del lavoro ne apre pochine pochine. L’importante è non decidere di prendere una seconda laurea per poter rimanere ancora “parcheggiati” in Università.

Fatte queste premesse non ho la palla di cristallo e non ho la risposta. Però 1. L’età in effetti può essere un deterrente. 2. Occhio al target: lavorare in un grande Studio Legale occupandosi di IP (e se trovassi un grande studio legale che ti offre di lavorare nel Dipartimento Litigation o Finance?). 3. Perché non mettere nel CV il titolo della tesi della triennale (anche se, nell’eventualità che tu faccia poi Legge la tesi “importante” diventa quella con cui ti sei laureato in Giurisprudenza). 4. Storia vera: Anni fa una conferenza sui contratti internazionali. Tra i partecipanti una ragazza molto sveglia che faceva un sacco di domande pertinenti, laureata in Relazioni Internazionali. Alla fine si informa con il relatore per sapere se può proporsi per un tirocinio presso il Dipartimento Legale di una grande azienda. No non è laureata in Giurisprudenza. La ragazza insiste e il relatore alla fine dice “Se lei è certissima consideri la possibilità di iscriversi a Giurisprudenza, magari essendo laureata in Relazioni Internazionali le abbuonano qualche esame”. Anni dopo i due si incontrano per caso e la ragazza spiega che ha seguito il consiglio, si è laureata in giurisprudenza e lavora in uno Studio Legale. A lei l’azzardo è andato bene ma non so a quanti sia finita altrettanto bene. 5. Volendo prendere una seconda laurea, proprio per via del deterrente dell’età l’ideale sarebbe laurearsi alla svelta (senza scendere troppo nella media) e magari fare nel frattempo dei tirocini professionalizzanti: “laureato a 28 anni sì, ma con due lauree e un po’ di esperienza professionale”.

Ma come ho detto non ho la palla di cristallo e non ho la risposta.

© marco bianchi – riproduzione riservata

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domenica 3 febbraio 2013

DOMANDA (VOSTRA) E RISPOSTA (MIA): COME GESTIRE IL PERCORSO UNIVERSITARIO (IN FUNZIONE DEL POST-LAUREA)

Mi è arrivato un commento al post  “DOMANDA VOSTRA (E RISPOSTA MIA): MI SONO APPENA LAUREATO, CHE FACCIO? (OVVERO IL KIT DI SOPRAVVIVENZA DEL NEOLAUREATO ALLA CACCIA DI UN PRIMO LAVORO)” che interessa a tutti. In realtà più che un commento si tratta di due domande. Trascrivo qui la prima domanda (alla seconda rispondo con un post successivo)
“DOMANDA: “Nel libro ho letto della necessità di iniziare già durante il percorso di laurea a costruire il proprio CV scegliendo con lungimiranza gli esami del percorso di studi e l'argomento della tesi. In giro però ci dicono che dobbiamo imparare ad essere flessibili, pronti a cambiare lavoro periodicamente. E allora che senso ha costruirsi una specializzazione fin dagli anni della laurea? Se non si trova nulla di attinente nelle offerte di lavoro (o solo stage al termine dei quale si viene puntualmente scaricati), come fare a "riciclarsi" con un CV che va diritto verso un'unica meta?”  

RISPOSTA:   Possiamo dividere il problema in due parti. 

PRIMA CONSIDERAZIONE – I CRITERI DI SCELTA:  i criteri che utilizziamo per scegliere gli esami “complementari”, quelli per l’appunto dove siamo noi a scegliere tra una pluralità di corsi previsti da corso di laurea che stiamo frequentando. Vediamone alcuni (con degli esempi tratti dalla mia esperienza personale fatta a Giurisprudenza nella mia facoltà)  

·         Gli esami facili, quelli che prepari in quindici giorni, prendi un bel voto e poi ti dimentichi tutto ( “Organizzazione Internazionale”, che come fatto nella mia facoltà si è rivelato noioso e completamente inutile)

·         Gli esami con una  scarsa o nulla utilità pratica ma dove però il Professore da 30 praticamente a tutti (“Diritto Italiano della Pesca Sportiva”)

·         Gli esami su una qualche materia che molto difficilmente ti toccherà poi gestire in ambito professionale (quando ho fatto l’Università ho deciso che Diritto Canonico e Diritto Ecclesiastico rientravano in questa categoria…).

Se hai già un lavoro che ti aspetta finita l’Università (papà è un professionista di successo e appena ti laurei entri nello Studio) magari puoi usare criteri come quelli sopra indicati. Altrimenti  conviene  cercare di selezionare i complementari sulla base della loro potenziale utilità per la futura ricerca per il “post-laurea”  

SECONDA CONSIDERAZIONE:  A mio parere, il suggerimento di essere flessibili riguarda più che altro la scelta del primo lavoro. Come ho scritto in passato di questi tempi il primo lavoro che si riesce ad agguantare non è mail “il lavoro ideale”, a quello ci si arriva, se ci si arriva, più in là, dopo aver cambiato posto e tipologia di lavoro (e aver scoperto nel frattempo che cosa realmente ci piace fare).Questo non vuol dire accettare un lavoro che non ha nessuna attinenza con il nostro percorso universitario, semplicemente non aspettare di entrare nel mondo del lavoro che ci si presenti quello che noi a tavolino abbiamo giudicato essere il nostro "lavoro ideale". 

Poi anche in Università bisogna essere flessibili e, a meno di essere certissimi del percorso professionale che si intende percorrere fuori dall'Università,  conviene non iper specializzarsi (anche perché magari poi dopo esserci laureati corriamo il rischio di scoprire che ci siamo iperspecializzati in qualcosa che nella pratica non ci piace poi così tanto…). Ritengo però che durante l’Università ci si possa rendere conto dei percorsi professionali che, tra quelli disponibili per chi segue il nostro corso di laurea, NON ci piacciono e allora si cerca di “specializzarsi” in quelli che sembrano piacerci.

SULLA TESI DI LAUREA: Visto che comunque bisogna farla cerchiamo di dedicarla a un argomento (i) “spendibile” nel mondo del lavoro e (ii) che ci interessi (e comunque chiedevo sempre spiegazioni quando mi trovavo davanti un candidato che mi spiegava che il suo sogno era sempre stato dedicarsi all’internazionalizzazione delle imprese e che aveva fatto una tesi in Diritto Costituzionale)

COME RIORIENTARE IL CV? Probabilmente con un tirocinio “buono” e/o con un Master di specializzazione dedicato all’ambito professionale dove vuoi lavorare (facendo molta attenzione alla scelta del Master)


© marco bianchi – riproduzione riservata

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