Domanda legittima per un neolaureato che si trovi a dover affrontare i
primi colloqui di selezione. Che però, di per se stessa, fa capire che ci
troviamo di fronte a un neolaureato. Mi spiego. Prima di andare a un colloquio
di selezione le domande che dobbiamo farci e per cui dobbiamo prepararci sono
DUE e non una, ovvero “1. Che cosa
potrebbero chiedermi? 2. Che cosa dovrei chiedere io a loro?”.
Dopo esserci laureati dobbiamo abbandonare l’idea che a fare le
domande siano solo gli altri (a mo’ di esame universitario). Seppur nella
consapevolezza del diverso ruolo di selezionatore e candidato, fare delle
domande durante il colloquio dimostra al selezionatore (i) che avete meditato e
soppesato l’idea di fare il lavoro che vi stanno proponendo e non siete soltanto
alla ricerca di qualsiasi cosa (poi magari è vero ma è meglio non farlo capire
al selezionatore) e
(ii) se fate le domande giuste potreste dare al selezionatore
l’impressione di essere più consapevoli della realtà del mondo del lavoro, o
quantomeno più consapevoli di tanti altri neolaureati che si sono presentati al colloquio (poi magari
non è vero ma è meglio non farlo capire al selezionatore, come sopra )
Ma chi vi intervista durante il colloquio? Se si tratta di uno Studio
Professionale o di una piccola società probabilmente vi troverete davanti
quello che sarà il vostro capo diretto. Se invece il potenziale datore di
lavoro è una società di medie grandi dimensioni o addirittura una multinazionale, la selezione di solito si articola
in più colloqui e/o coinvolge più selezionatori. Almeno due, ovvero:
·
Selezionatore della Direzione del Personale (Human
Resources) (o un consulente di una società di selezione del personale),
·
Il tuo capo diretto, quello che deve decidere se
gli piacerebbe che tu lavorassi per lui.
Fermo restando
che è impossibile generalizzare, in quanto ogni selezionatore ha le sue
idiosincrasie e un suo set di domande, aggiuntive rispetto a quelle che fanno
tutti, le domande possono riguardare:
·
Quello che hai scritto sul tuo CV (e quello che magari
ti sei “dimenticato” di scrivere)
·
Il tuo carattere, la tua personalità (e nelle
grandi aziende i selezionatori della Direzione del Personale magari ti fanno
anche dei quiz vagamente psicologici)
·
Le tue
aspettative per il futuro (le domande classiche sono “dove si vede tra cinque
anni?” “Cosa vuol fare “da grande”)
·
Perché ha mandato il suo CV proprio a loro (e qui
devi cercare di informarti in anticipo su quello che fanno i tuoi potenziali di
lavoro, magari andando sul loro sito web, e trovare un qualche motivo per spiegargli che sono meglio degli
altri).
Le domande da fare “a loro”? “Che cosa farò io da Voi?” è quella più
scontata: se ti capita un selezionatore del personale che vede tutti i
candidati da assumere, qualunque sia il loro background professionale, probabilmente
ti dà poche indicazioni perché anche lui/lei non lo sa poco. Maggiori
informazioni le ottieni se/quando incontri il tuo potenziale capo (anche se la
risposta vera la pensa ma non la dice “dipende
da quello che dimostrerà di saper fare ….”).
Le altre domande da fare, quelle meno scontate?
Sono quelle che riguardano l’Unità Organizzativa / il Dipartimento dove potresti
essere inserito (se scelgono te): “Nello
specifico di che cosa si occupa, quante persone ci lavorano, chi è il capo e
lui da chi dipende, con chi dovrò agire, solo con altri colleghi della stessa
Unità Organizzativa / Dipartimento, o con colleghi di altre Unità Organizzative, o proprio con persone esterne (clienti, fornitori, agenti)”.
In estrema sintesi devi cercare di capire con chi ti relazionerai se vinci la
selezione...
© marco bianchi – riproduzione
riservata
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