venerdì 29 marzo 2013

DOMANDA: “SPESSO I NEOLAUREATI NON HANNO IDEA DI COME FUNZIONI IL MONDO DEL LAVORO”. LO DICE FREQUENTEMENTE SU “MI SONO LAUREATO! E ADESSO?” E ANCHE NEI POST. MA COME FUNZIONA IL MONDO DEL LAVORO?

Premetto che personalmente ritengo che in prima battuta dovrebbe  essere l’Università a introdurre / spiegare / rendere consapevoli gli studenti delle dinamiche del mondo del lavoro (come scrivo nel libro, “quello che c’è li fuori, fuori dall’Università”). Comunque vediamo alcune differenze tra Università e mondo del lavoro (con particolare riferimento alle imprese.

 UNIVERSITA’ E MONDO DEL LAVORO

1. LE DUE PIRAMIDI A CONFRONTO
Proviamo a immaginare l’Università e l’Impresa come due “piramidi organizzative”. L’Università è una piramide tutto sommato semplice, con solo due livelli, sopra i professori, sotto gli studenti. L’approccio è “top-down”: il professore vi dice cosa studiare, come studiare e quando studiare (in tempo per gli esami…). La disciplina professionale che vi riguarda è soltanto quella propria del corso di laurea che frequentate.
La piramide lavorativa è molto più complessa in quanto è la somma di tante unità organizzative (Funzioni, Dipartimenti, Business Unit) e di tante competenze e capacità professionali, diverse tra loro, che interagiscono tra loro (Progettazione, Produzione, Marketing, Vendite, Finanza, Information Tecnology, Risorse Umane, Legale, Relazioni esterne e comunicazione ecc).  Necessariamente bisogna interagire con altre professionalità e altre competenze. Lo scopo di tutti non è “sapere” quanto piuttosto comunicare e interagire per raggiungere gli obiettivi della società (produrre, vendere, fare profitto, espandersi si un nuovo mercato, sviluppare un nuovo prodotto /un nuovo segmento di mercato). La conoscenza applicata e quindi creatività, “sapere” ma anche e soprattutto “saper fare”. Ovviamente in entrambe le piramidi i neolaureati stanno sui gradoni in basso … (fatta eccezione per raccomandati di vario genere).

2. LA LINGUA
L’Italiano, l’Inglese, il Tedesco, il Cinese? Anche. il problema però che spesso in Università finiamo per adottare un linguaggio e un approccio culturale e metodologico che è quello proprio del nostro corso di laurea. Ci capiamo tra di noi e con i professori (vabbè con i professori magari non sempre) e ci appassioniamo di questioni ipertecniche. In Università quando parliamo di un argomento professionale corriamo il rischio di parlare come i libri che abbiamo studiato. Se tutti portassero il proprio linguaggio l’azienda diverrebbe una babele. E allora bisogna cercare di sforzarsi di limitare l’uso di qualsiasi “gergo” professionale e cercare di orizzontarsi per capire quello delle altre professionalità.

3. L’APPROCCIO ORGANIZZATIVO E I TEMPI
Tutto sommato in Università l’approccio è semplice e ripetitivo (e relativamente programmabile):  lezione>libro>studio>esame>lezione>libro>studio> esame>lezione>libro> studio> esame>lezione> libro>studio>esame> ecc. ecc. In una azienda l’approccio di solito è molto più complesso e poco o punto programmabile (quantomeno dal neolaureato appena entrato in azienda). In Università potevamo sceglierci i tempi (“mi sono preso sei mesi in più ma la tesi è venuta proprio come la volevo”). In azienda i tempi vengono dettati dal mercato, dai clienti, dai colleghi, dal capo) e non puoi permetterti di rispondere una settimana dopo perchè vuoi preparare qualcosa di perfetto. Se lo fai scopri che quando la tua risposta è finalmente pronta e risponde ai tuoi canoni poi magari ai tuoi clienti non interessa più o proprio non serve più.

4. COMPETIZIONE  
Come spiego in “Mi sono laureato! E adesso?” personalmente ritengo che in Università la competizione, se paragonata a quella che esiste nel mondo del lavoro, sia prossima a zero: il risultato è assicurato in quanto prima o poi una laurea la prendiamo tutti.  In azienda la competizione è elevata, sia con le altre aziende concorrenti, e,a volte, anche con i colleghi visto che aumenti di stipendio e promozioni, ammesso che di questi tempi ce ne siano ancora, non ci sono per tutti.

“Last but not least” un consiglio tratto pari pari da “Mi sono laureato! E adesso? N.2. La ricerca continua” : RICORDATI NEL MONDO DEL LAVORO ESISTONO PIU' DOMANDE CHE  LIBRI CON LE RISPOSTE………  QUELLE DOBBIAMO IMPARARE A TROVARCELE DA SOLI

(c) Marco Bianchi riproduzione riservata 


PUBBLICITA' PROGRESSO

"Mi sono laureato! E adesso? N.2 La ricerca continua Manuale di sopravvivenza per neolaureati alla ricerca del primo lavoro; Curriculum Vitae, Master, Tirocini e colloqui di selezione” è la seconda edizione, rivista ed aggiornata, di “Mi sono laureato! E adesso?” pubblicata nel 2010 da Vallardi.

La nuova edizione del libro può essere acquistata sui principali bookstore in versione cartacea ed e-book. La versione cartacea la trovate sui siti amazon.it, stores.streetlib.com e libreria universitaria.it. L’e-book sui siti di amazon, streetlib, libreria universitaria, la feltrinelli, hoepli, kobo, mondadori, libreriabook.it,  e ebooklife.it. Costo? 14,99 la versione cartacea e 10,99 l’epub.



domenica 24 marzo 2013

DOMANDA: NELLA PRIMA PREFAZIONE DEL LIBRO SCRIVE CHE CIÒ CHE LO HA SEMPRE COLPITO È L’INGENUITÀ CHE TRAPELAVA NEI RAGAZZI SELEZIONATI. COSA INTENDE?


Quando facevo delle selezioni troppo spesso sembrava il neolaureato/la neolaureata che avevo davanti, più o meno consciamente, assumesse lo stesso atteggiamento di quando doveva sostenere un esame in Università. Io sto dietro la scrivania, come il professore, e quindi faccio le domande, lui/lei deve limitarsi a dare le risposte giuste.
Spesso quando dicevo “bene, adesso mi faccia lei delle domande” spesso il neolaureato rimaneva sorpreso e non sapeva cosa chiedere. In realtà  dietro questo atteggiamento quasi sempre c’è la non conoscenza di come funzioni e di come sia strutturata un’azienda, per questo nel libro ho parlato di “ingenuità”.
Poi magari qualche domanda saltava fuori. Quella più comune era “ma che cosa dovrei fare io?”. Legittima curiosità, ma prima di questa, sono altre le domande le domande da fare “Che cosa fa Lei che dovrebbe essere il mio capo, con quali e quanti collaboratori, con quale ruolo e con quale responsabilità all’interno della società? Con chi interagite, con i colleghi di altri dipartimenti della società, o anche con “esterni” clienti, fornitori, distributori)”. Solo dopo aver cercato di capire l’ambito lavorativo in cui verresti inserito, puoi domandare “e io lì cosa dovrei fare?”.
Invece mi innervosisco leggermente quando le uniche domande (è capitato, raramente, ma è capitato..) sono “Ma che orario dovrei fare, quante ferie ci sono?”. Ma come, non sei ancora entrato, e ti preoccupi solo di quando si esce ….      

© marco bianchi – riproduzione riservata

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