Pubblico volentieri il mail che ho ricevuto da Federico. Condividendo le considerazioni, mi sembra utile pubblicare tutto il mail (e non solo la domanda alla fine). La domanda richiede una risposta articolata e ad essa dedicherò un post "ad hoc".
Gentile Dott. Bianchi,
Ho scoperto recentemente il suo blog, ho 25 anni e mi sto per laureare in Economia Aziendale.
Innanzitutto, la ringrazio per rivolgersi a noi giovani con un linguaggio sincero e diretto, privo di quei formalismi che spesso impediscono la comunicazione tra generazioni. Le persone con cui abbiamo quotidianamente a che fare sono in gran parte accademici che molto spesso, purtroppo, non sono disposti a raccontarci in maniera schietta cosa succede là fuori. Forse, nemmeno loro lo sanno. Dunque, preferiscono semplicemente fare il loro lavoro, ovvero fare scienza e divulgarla.
Sin da quando siamo bambini ci chiedono cosa vogliamo fare da grandi. Noi rispondiamo che vogliamo fare i pompieri, gli attori, i piloti di aereo, perché ovviamente non sappiamo ancora cosa sia un Attuario, un' esperto di C++ o un broker di titoli a reddito fisso.
Poi, quando iniziamo a diventare uomini (o donne), ci pongono la stessa domanda, ma stavolta con tono più serio, come a pretendere di ricevere una risposta più concreta; tuttavia, la nostra visione del mondo, nel frattempo, non si è arricchita più di tanto. La situazione rimane invariata fino al momento in cui ci laureiamo ed il crudo mondo del lavoro ci impone di uscire dalla "bolla". A quel punto, un po' tardi purtroppo, ci rendiamo conto di cosa siamo, cosa vogliamo e quale posto dobbiamo occupare in questo mondo.
Ecco, io credo che questo sia un fenomeno molto italiano per cui l' istruzione è intesa come sophia e non come tekne. Ma non voglio dire che è male, non voglio denigrare il nostro sistema educativo per pura esterofilia.
Vengo alla domanda: esiste il lavoro ideale? Esiste quel lavoro per il quale possiamo dire "mi piace", che ci fa svegliare volentieri al mattino e coricarci felici, che soddisfi i nostri "bisogni esistenziali", che soddisfi le nostre ambizioni, che valorizzi i punti forti della nostra persona, insomma il lavoro "che fa per noi"? Se si, dov'è? Come trovarlo? Perché credo che, prima di cercare lavoro, bisogna capire cosa cercare, per evitare di finire a "prendere quello che si trova".
Grazie per l' attenzione,
Federico"
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