La risposta è complessa ed è necessariamente diversa a seconda di come ognuno di noi considera il lavoro.
PREMESSA - Il lavoro, di per sé stesso, non è, o non dovrebbe essere, un fine, quanto piuttosto un mezzo per raggiungere quello che ci aspettiamo dal futuro. Detto questo ognuno di noi ha delle aspettative diverse. Giovanni voleva far carriera e guadagnare e aveva deciso che il modo migliore era quello di fare il leccapiedi del capo. Non cercava un lavoro che gli piacesse, cercava un capo che apprezzasse i leccapiedi. Paolo cercava uno stipendio, magari non tanti quattrini ma per un lavoro tranquillo, senza stress e che gli lasciasse tanto tempo libero per dedicarsi ai suoi molteplici interessi extralavorativi. Grazie al cielo Federico, e tanti altri e tante altre come lui, cercano un lavoro che, sempre come dice Federico, “li faccia svegliare volentieri al mattino e coricarsi felici, che soddisfi i loro "bisogni esistenziali", che soddisfi le loro ambizioni, che valorizzi i loro punti forti persona”.
AVVERTENZA – Magari quando poi finalmente per la prima volta lo provi sul campo, il lavoro che sognavi non ti piace. Io mi sono laureato in giurisprudenza convinto che avrei fatto l’Avvocato Civilista. Ci ho provato. Una noia mortale, la cosa più eccitante che ho fatto è stata una ricerca sulla definizione di “piano attico” nella giurisprudenza in materia di equo canone. Dopo nove mesi sono scappato e sono finito a fare il giurista d’impresa, prima al Corriere della Sera e poi in Fiat (e ho trovato un lavoro che mi piaceva.)
RISPOSTA: Credo che sia difficile individuare a priori, senza averlo mai provato, il lavoro ideale. Te ne accorgi quando ci sei dentro e scopri che:
- Quel lavoro lo fai bene (e di solito questo succede con un lavoro in qualche maniera connesso e conseguente alla tua carriera universitaria, quando scopri che riesci a coniugare teoria e pratica);
Il lavoro che fai ti dà soddisfazione, ti gratifica. Attenzione però non è abbastanza: non puoi guardarti allo specchio la sera e congratularti di come sei bravo. Bisogna che anche gli altri quelli che ti stanno attorno (colleghi, clienti e magari da ultimo, ma soltanto in questo contesto, anche il tuo capo) si accorgano che sei bravo, che lavori bene. Di solito te ne accorgi perché tornano da te anche se non sono obbligati (“il lavoro crea lavoro”);
Il lavoro che fai ti stimola intellettualmente, lo vivi un po’ come una sfida e ti senti carico di adrenalina. Quando negoziavo all’estero, la negoziazione spesso diventava una sorta di sfida intellettuale tra me e il capo del team della controparte. Sai che soddisfazione quando ti accorgevi di aver vinto o anche soltanto di aver pareggiato con uno molto più vecchio e famoso di te;
- L’ambiente di lavoro è piacevole, i colleghi diventano quasi degli amici ed il capo non è male. Fai parte di un team che ti piace;
Va bene che ti apprezzano e ti danno pacche sulle spalle e ti raccontano quanto è bello averti nel team ma poi ti arrivano anche delle tattili Gratificazioni (quattrini – promozioni).
ATTENZIONE: Come ho già detto in un mio post precedente (“ma se il tipo di lavoro che mi propongono non mi piace che faccio? lo accetto o no?) in molti casi il lavoro che ti da soddisfazione, quello che ti consente di costruirti una carriera lo abbranchi solo dopo alcuni anni dopo esseri laureato.
Nessun commento:
Posta un commento