venerdì 24 maggio 2013

DOMANDA: MA QUANTO SONO DISTANTI IL MONDO DELL’UNIVERSITA’ E IL MONDO DEL LAVORO?

Fatte le dovute eccezioni per questa o quella facoltà, per questa o quella sede Universitaria, la risposta  sembra semplice. Troppo spesso sono molto distanti, quanto  possono esserlo la teoria e la pratica. Con una differenza: mentre siamo noi che paghiamo per entrare in università (tasse universitarie + libri + tot anni passati a studiare, il tutto a mo’ di corrispettivo per la laurea che porteremo a casa alla fine del percorso), se riusciamo a entrare nel mondo  del lavoro (seppur con tutti i problemi  che ci sono oggi) sono gli altri che  pagano noi, e ovviamente si aspettano che noi si abbia delle conoscenze e si sia in grado di svolgere una attività lavorativa utile e funzionale agli obiettivi di chi, dopo averci assunto, ci paga un corrispettivo  Offro qui due considerazioni:

CONSIDERAZIONE 1. Tenuto conto che mi sono laureato in Giurisprudenza è probabilmente inevitabile che mi venga spontaneo fare un esempio relativo a tale facoltà. Un paio di settimane or sono  mi è capitato di fare una chiacchierata con un gruppo di studenti di giurisprudenza. Nella loro facoltà si ritrovano con ben quattro esami di Diritto Romano obbligatori (Storia, Istituzioni ecc.). In compenso Diritto Fallimentare è soltanto  un esame complementare (e quindi potete anche sceglierne un altro e laurearvi senza nulla sapere in materia di diritto fallimentare). Domanda: ma secondo voi sia che facciate l’avvocato in uno Studio Legale piuttosto che nell'Ufficio Legale di un’Azienda,  quali sono i settori che ancora tirano (nel senso che ci sono ricerche di neolaureati in giurisprudenza?):  almeno a mio modo di vedere ce ne sono almeno due, ovvero Compliance (i.e. Responsabilità Amministrativa d’Impresa ex D.Lgs,231) e ristrutturazione d’impresa (i.e. concordato in continuità, concordato preventivo ecc. insomma tutta roba che rientra nell'ambito degli insegnamenti di diritto fallimentare).  Immaginatevi allora la risposta di un selezionatore “Quattro esami in Diritto Romano, e tutti passati con 30 e Lode! Complimenti dottore. Sfortunatamente le richieste di pareri legali su questioni di diritto romano da parte dei nostri clienti al momento sono pari a zero. Mi dica piuttosto quali conoscenze ha in materia di concordato in continuità …”.

CONSIDERAZIONE 2: Spesso arrivate su questo blog  tramite una ricerca su google. Tra le ricerche apparentemente più gettonate c’è quella relativa al fatto che nel CV Europass non è previsto / non è indicato dove inserire la votazione di laurea e il titolo della tesi. Da qui la stringa di ricerca “NEL CV DOVE METTO IL VOTO DI LAUREA?”. Qul che mi sorprende è che la domanda sembra implicare l’inconscia convinzione che di fronte ad una domanda la risposta sia da ricercare “fuori”  da qualcun altro, da un Professore, da un libro, da Internet, da un blog. In realtà dovremmo cercare di essere noi a darci una prima risposta: se il CV EUROPASS non prevede l’indicazione di una qualche informazione che ci sembra fondamentale o comunque di interesse per il potenziale selezionatore (e sicuramente, almeno nel CV, tali sono voto di laurea  e titolo della tesi)  dobbiamo modificare il modello di CV. Conviene abituarsi fin da subito,  perché poi quando siamo sul posto di lavoro le risposte dobbiamo trovarle noi (e, come ho scritto su “Mi sono laureato! E adesso?” "Ricordati che nel mondo del lavoro esistono più domande che libri con le risposte …quelle devi imparare a trovarle da solo”.

© marco bianchi – riproduzione riservata

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La nuova edizione del libro può essere acquistata sui principali bookstore in versione cartacea ed e-book. La versione cartacea la trovate sui siti amazon.it, stores.streetlib.com e libreria universitaria.it. L’e-book sui siti di amazon, streetlib, libreria universitaria, la feltrinelli, hoepli, kobo, mondadori, libreriabook.it,  e ebooklife.it. Costo? 14,99 la versione cartacea e 10,99 l’epub.




giovedì 2 maggio 2013

DOMANDA: MA LA SEZIONE INTERESSI EXTRA PROFESSIONALI LA METTO NEL CV? E COSA CI METTO?

Io ho sempre pensato che sarebbe sbagliato non inserire nel CV una sezione dedicata agli interessi extra-professionali (e questo anche se nel CV Europass a cui era dedicato il post precedente di interessi extra-professionali non li prevede, ma per me questa è soltanto l’ennesimo difetto di Europass). Tale considerazione vale per  i neolaureati ma anche per chi un lavoro già lo ha (magati non è così per  quelli che si candidano quali possibili Amministratori Delegati della grande società, ancghe perché per la verità a quei livelli spesso gli A.D. di interessi extra-professionali non ne hanno più da tempo) .
Perché suggerisco di  inserire gli Interessi Extra.Professionali nel CV? Perché non si assume (o non si  dovrebbe assumere) solo un voto di laurea o un percorso universitario ma anche una persona a 360°  e quindi dal CV si dovrebbe riuscire ad intuire qualcosa della personalità, del carattere, degli interessi e delle esperienze (quali che esse siano, e quindi anche in ambito non professionale)  del candidato che sta dietro al CV che è planato sulla scrivania del selezionatore.
Al neolaureato gli "interessi extra-professionali" servono per cercare di differenziarsi rispetto alla marea degli altri CV. Quindi nel CV fai una sezione a loro dedicata (di solito è l'ultima al fondo del CV) e non indicare degli interessi generici (viaggiare, leggere, ascoltare musica) ma cerca di far vedere che hai una tua personalità (viaggiare DOVE, leggere COSA, ascoltare QUALE Musica?). Due righe e mezzo al massimo, Interessanti gli interessi extraprofessionali che fai con altri (attività sportiva, cori alpini, associazioni studentesche apolitiche e simili). Maggiori informazioni sugli interessi extra-contrattuali alle pagg. 69-72 di “Mi sono laureato! E adesso?”.
© Marco Bianchi riproduzione riservata 

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