giovedì 10 gennaio 2013

DOMANDA VOSTRA (E RISPOSTA MIA): NEL MIO CV COME GESTISCO LA SEZIONE “ESPERIENZE PROFESSIONALI”?

In un Curriculum la Sezione “Esperienze Professionali” è quella dedicata all’indicazione delle attività lavorative già svolte, il ché è abbastanza facile per una persona di una certa età che si barcamena già da tempo nel mondo del lavoro (o magari, perché no, siamo ottimisti, ha già fatto una discreta carriera). 
Più complicata la situazione di un neolaureato / di un giovane neolaureato che non fosse altro per una questione anagrafica di “esperienze professionali” ne ha poche o nessuna.  Se le vostre esperienze professionali sono pari a zero e state scrivendo il vostro primo CV la questione non si pone (o meglio è proprio la sezione “esperienza professionale” che non si pone nel CV). Vediamo invece come gestire chi ha già qualche esperienza da mettere nel CV. 

1. La posizione della Sezione “Esperienze Professionali” nel CV – Dopo aver inserito i propri dati anagrafici può capitare che la prima sezione sia proprio quella dedicata alle “Esperienze Professionali”.  PERO’ ATTENZIONE: Di solito un tale inizio si trova nei CV di persone che lavorano da diversi anni e per cui le, ormai lontane, esperienze universitarie ormai sono relativamente importanti. Nel CV di un giovane laureato metterei prima la sezione “Istruzione e Formazione” e poi quella delle “Esperienze Professionali”

2.  Quali sono le “esperienze” da inserire nella Sezione “Esperienze Professionali”? Per capirlo bisogna ricordare che la parola chiave è “professionali”. Se durante il periodo universitario avete lavorato, anche per brevi periodi, presso una qualche società / studio professionale / istituzione pubblica queste sono esperienze professionali, anche se magari non sono direttamente collegate (o proprio non sono collegate) con la laurea che vi siete presi, perché comunque servono a dimostrare che avete una consapevolezza delle dinamiche proprie del mondo del lavoro (relazioni con capo, colleghi, clienti, fornitori – lavoro di gruppo i.e. con colleghi che hanno professionalità diverse dalle vostre). E tutti i lavori casual che avete fatto durante l’Università unicamente per raggranellare un po’ di quattrini, quelli che in un post precedente ho chiamato, usando la definizione di una neolaureata, “lavoretti” (animatore, barman, pizzaiolo e simili)? Quelli ili metterei in un’altra sezione, “Esperienze Extra-Professionali”, insieme a volontariato e attività agonistiche sportive.  

3. Come “registro” nel CV le “Esperienze Professionali”? In quasi tutti i CV di neolaureati che mi è capitato di vedere le “Esperienze Professionali” venivano raccontate in maniera ipersintetica, tipo “dal/al impiegato presso l’Ufficio Marketing della Acme S.p.A.”, al più con qualche parola in più su quello che il/la neolaureato/a facevano. E’ vero che in un CV bisogna essere sintetici e non verbosi, però, almeno a mio parere, lo standard di riferimento per un CV non è neppure quello del telegramma.  Cercando di essere sintetici, potrebbe essere interessante aggiungere poche parole per spiegare (i)di cosa si occupa, quanto è grande la Acme S.p.A., (fatturato / numero di dipendenti) (ii) da chi si dipendeva, chi era il capo e (iii) chi erano gli interlocutori esterni / interni del/della neolaureato/neolaureata (colleghi di altre funzioni aziendali, clienti, fornitori, agenti, distributori).sui interlocutori esterni). E’ vero che si tratta di informazioni che potranno essere dettagliate durante un eventuale colloquio, ma al colloquio di selezione bisogna arrivarci proprio attraverso il CV. Se è possibile inserire tali informazioni si “arricchisce” il CV e ci si differenzia dalla concorrenza.  


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