E finalmente trovo il tempo di dire la mia sulla
criticatissima frase detta dal Ministro Poletti nei giorni scorsi. Se capisco
bene, la frase esatta detta da Poletti era la seguente " 'Nel lavoro si
creano più opportunità giocando a calcetto che a spedire curricula'.
In via preliminare va detto che oggi come oggi per i giovani
la ricerca del primo lavoro è un problema assillante e vi posso garantire che è
angosciante vedere dei neolaureati (sorry per i diplomati ma i neolaureati sono
il mio pubblico) bravi e brillanti che faticano e si sbattono per cercarsi di
trovare un futuro dopo aver terminato il loro percorso formativo. In questa situazione
è necessario pesare le parole, tanto più se si ricopre una carica istituzionale,
ed evitare semplificazioni e frasi fatte. La comunicazione deve essere fatta per
chi ci ascolta non per noi che già sappiamo, o crediamo di sapere (ma quest’ultimo
mio commento non è direttamente riferito alla frase di Poletti).
Andiamo al merito della questione: calcetto v. curriculum.
In realtà il cv è lo strumento per entrare in comunicazione con chi dovrebbe
assumerti, e, no, anche se l’allenatore della squadra è il tuo potenziale datore
di lavoro non ti assume soltanto perché giochi bene (questo ovviamente se il
posto non è in una squadra di serie A). Sei certamente favorito se chi sta
cercando già ti conosce, ma comunque l’assunzione è anche legata alla
corrispondenza tra quello che il tuo CV racconta di te, da un punto di vista
professionale e caratteriale, e quello che serve all'azienda.
Calcetto v. Curriculum. Allora vince il Curriculum? No,
probabilmente è un pareggio. Quello che probabilmente intendeva Poletti era che
non è che ci si può chiudere in una stanza fidando nel fatto che abbiamo
spedito in giro 200 copie del nostro Cv denso dei nostri (passati) successi
universitari e rimanere lì in fiduciosa attesa che prima o poi qualcuno Ci risponda.
Al contrario bisogna anche arricchire tali successi con altre competenze che acquisiamo
interagendo con gli altri, con il calcetto, con l’associazionismo, con il volontariato.
Problem solving, team building,
project management non sono certo materie d’esame all'università. Bisogna
poi ricordare che se I neolaureati devono farsi notare da qualcuno che “cerca”,
allora il calcetto, l’associazionismo, il volontariato (o, come ho scritto sul
libro la partecipazione ai Master dove i docenti non sono solo professori ma anche
manager che prima o poi devono assumere…) sono momenti in cui ci si può far notare,
far conoscere da qualcuno che “cerca”. Calcetto o Curriculum? No Calcetto e
Curriculum.
Marco Bianchi © riproduzione riservata marzo 2017
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PROGRESSO
Credo anche io che la frase di Poletti non sia totalmente da condannare. Ovviamente un politico dovrebbe porsi in termini diversi, non ci si può altrimenti non aspettare una critica. Comunque oggi in Italia funziona così ed è inutile stare fermi a lamentarsi che le capacità e lo studio non sono valorizzati. Ormai si sa che servono anche le relazioni (non intese come raccomandazione dal papà o zio) che si possono costruire facilemente oggi anche tramite linkedin. Personalmente me le sono costruite da zero proprio tramite quest ultimo e tramite un master (nella giungla di quelli esistenti bisogna saper individuare quelli veramente buoni chiedendo a chi li ha frequentati)
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