giovedì 16 febbraio 2012

LA DOMANDA DI ANONIMO: PERCHÈ NON CI PARLA DELLE CARATTERISTICHE CARATTERIALI CHE UN SELEZIONATORE CERCA IN UN NEOLAUREATO?

Devo ammettere che a volte le domande che mi arrivano mi lasciano un po’ perplesso, nel senso che le risposte ci sono già, su internet o sul libro che ho scritto, “Mi sono laureato! E adesso?”, dove ho cercato di mettere tutto quello che sapevo, tutto quello che ho imparato in quasi vent’anni di selezioni e di frequentazione, e, perché no, a volte di amicizia, con tutti i neolaureati che hanno frequentato i miei uffici e me (e che con me hanno pure condiviso molti happy hours e molti successi professionali.

Ogni tanto fortunatamente riuscite ancora a stupirmi e a farmi riflettere. E’ questo il caso del neolaureato che ha pubblicato un commento al post “Come ci si prepara al colloquio di selezione”, chiedendomi di parlare delle caratteristiche caratteriali che il selezionatore / la selezionatrice cerca di individuare in un candidato/ una candidata durante il colloquio di selezione. Il post è un po’ lungo ma non è banale.

Vediamo la storia raccontata da Anonimo (ma perché su FB scrivete senza pensarci anche delle cose assolutamente private con nome e cognome e poi quando fate una domanda seria vi firmate Anonimi? Anche considerato che anche i selezionatori hanno un account FB …..).

LA STORIA DI ANONIMO

Anonimo è un neolaureato in giurisprudenza che ha fatto un sacco di colloqui con studi legali e aziende ma non è stato assunto, nonostante avesse risposto correttamente a tutte le domande di diritto che gli erano state poste (ho comunque pubblicato il commento per intero in calce a “Come ci si prepara al colloquio di selezione”). Ne ripubblico un estratto perché ritengo che possa essere utile per tutti e non solo per Anonimo.

Sapevo tutte le risposte alle domande che ho scritto...ma sono ancora senza lavoro.... Probabilmente io sono troppo sicuro di me quando parlo e posso sembrare troppo "effervescente" e non un tipo posato. Però sono cosi e non ho voglia di cambiare. Un legale secondo me deve essere combattivo. Cosa ne pensate?
Domanda in uno studio professionale: che tipo di avvocato vuole diventare? (mi è stato poi successivamente evidenziato che non bisogna iniziare dal primo gradino, ma dal marciapiede...terrorismo puro...era una donna..secondo me, piuttosto frustata a dire cosi). La stessa professionista (di una rinomata boutique milanese) mi ha chiesto di che segno zodiacale fossi (Ariete) e quindi mi ha detto: "Ah, quindi Lei prima sfonda la porta e poi dice permesso?"(io senza parole, ho risposto: No, sono come una pentola a pressione. Sopporto ed incasso, ma posso scoppiare). Vi sembra normale? Perchè non ci parla delle caratteristiche caratteriali?”
I MIEI COMMENTI

Premetto che i miei commenti non sono immediatamente riferiti alla esperienza di Anonimo, ma semplicemente sono ispirati da quello che Anonimo ha scritto.

1. Anche ha me è capitato di fare delle domande tecniche ai candidati che esaminavo (peraltro sotto forma di questionario con domande terrificanti preparate da un mio collaboratore bravissimo), ma non ho mai assunto nessuno esclusivamente sulla base delle risposte al questionario. Estremizzando, ed esclusivamente per far capire il problema del selezionatore,se ho di fronte un candidato che tecnicamente è bravissimo ma che è troppo aggressivo, questo mi crea dei problemi. Stessa situazione se mi trovo davanti il più grande giurista Italiano, ma si esprime solo in dialetto bantù. E’ il più grande ma nessuno lo capirebbe e quindi non va bene.

2. Essere combattivi ed essere aggressivi sono due cose completamente diverse. Mi è capitato di vedere un neolaureato che conoscevo, che, quando era convinto di aver ragione, e normalmente, tecnicamente, l’aveva, era aggressivo (eufemismo) con i colleghi. La cosa importante è la decisione che viene presa prima che stabilire chi è imbecille e chi non lo è. Con l’esperienza e con il tempo impari a far capire all’imbecille che ti sta di fronte, e  soprattutto a quelli che stanno intorno, che è proprio un imbecille, ma senza dirglielo, con il miele nella bocca…

3.In un colloquio di selezione bisogna mirare all’equilibrio tra noi e chi ci fa il colloquio. Quindi niente atteggiamenti fantozziani e niente “confrontation” tra noi e il selezionatore per vedere chi vince. Il nostro scopo è superare il colloquio. Ci prepariamo in anticipo (vedi i post che ho già postato) e cerchiamo di essere il più rilassati possibile. Non raccogliamo le provocazioni (che potrebbero essere pensate ad arte proprio per vedere come reagiamo, l’ho visto fare diverse volte, in particolar modo dal selezionatore / dalla selezionatrice della Direzione del Personale).

4. Venendo al racconto di Anonimo, premetto che se mi avessero fatto un commento di quel genere basato sul mio segno zodiacale mi sarei limitato a guardare la selezionatrice con occhi innocenti dicendole “Boh, non ho idea, non credo agli oroscopi. Ma Lei ci crede sul serio?”. Il commento della selezionatrice ("Ah, quindi Lei prima sfonda la porta e poi dice permesso?") però mi sembra prevenuto, quasi ad esplicitare una opinione che si era fatta nella prima parte del colloquio che, per una ragione o per l’altra, era finito sul “nervoso”. La risposta data da Anonimo (“No, sono come una pentola a pressione. Sopporto ed incasso, ma posso scoppiare”) per quanto apprezzabile nella sua sincerità, almeno a mio modo di vedere, va nel segno della confrontation. Io stesso ammetto che mi sarei irrigidito se un candidato mi avesse risposto “posso scoppiare” e avrei iniziato a domandarmi “e quale è il suo limite di sopportazione, che cosa lo fa scoppiare, come faccio a capire che è in procinto di scoppiare?”.

5. “Si comincia dal marciapiede, neppure dal primo gradino…”. Durante un colloquio di selezione dovete anche cercare di evitare un altro atteggiamento, ovverosia di pensare che siccome avete un curriculum universitario brillante, e in ipotesi, avete risposto in maniera altrettanto brillante a tutte le domande tecniche che vi hanno posto,  in automatico avete “vinto” il colloquio. Nel caso di neolaureati senza esperienza, almeno dal punto di vista del selezionatore, paradossalmente al tempo stesso probabilmente “sapete tutto” (le conoscenze professionali che dimostrate di avere) e non sapete niente (come applicare le conoscenze al caso concreto, all’ambiente di lavoro). Personalmente condivido la metafora del marciapiede, quando mi chiedevano "e io cosa farò?" io rispondevo "bo' ti darò qualcosa, se lo fai bene ti darò qualcosa di più complicato, e via di seguito, di complicazione in complicazione". Ma ogni scala comincia dal primo gradino....

Prossimamente farò un post più sintetico con l’elenco delle singole caratteristiche e la mia personale opinione (questa si, questa no).

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