RISPOSTA:
L’età conta, ma quello che realmente è importante per il selezionatore / la
selezionatrice è la storia che sta dietro all’età del candidato. Vediamo le
possibilità:
NEOLAUREATO/A
IN CORSO: Qui tutto sembra semplice e trasparente, e probabilmente lo è. Si può
dare per scontato che Il/la candidata non abbia perso tempo in Università, il
che può dare al selezionatore l’impressione / la speranza che il titolare del
CV sia una persona determinata e che si
è data delle priorità. Poi durante il colloquio il selezionatore va a verificare se
la speranza è fondata. Se ci si è laureati in corso ma con una votazione molto
bassa c’è il rischio concreto che il selezionatore/la selezionatrice si
spoetizzino… Situazione ideale, per il/la selezionatore/selezionatrice (salvo
verifica durante il colloquio): neolaureato/a in corso che appena dopo essersi
laureato ha fatto un tirocinio coerente con il suo excursus universitario e il
suo percorso professionale.
NEOLAUREATO/A
FUORI CORSO: Qui bisogna capire il perché. Le motivazioni più comuni sono le
seguenti:
·
NEOLAUREATO/A
FUORI CORSO - STUDENTE LAVORATORE: Se la votazione di laurea è comunque buona,
per me si è sempre trattato di candidati potenzialmente interessanti. Preciso
che per “studente lavoratore” intendo una persona che abbia fatto anche più
lavori, più o meno precari, ma in maniera ragionevolmente continuativa (non
l’animatore turistico per un mese all'anno). Qui la speranza del selezionatore
è quella di trovarsi di fronte un candidato che abbia conoscenze (quello che ha imparato all'Università) e competenze (ovvero la consapevolezza
delle dinamiche proprie del mondo del lavoro). Il massimo è quando le attività
lavorative sono immediatamente funzionali / in linea con il percorso
universitario del candidato e con il profilo professionale che il selezionatore sta ricercando: se il colloquio
non provoca dubbi il selezionatore può convincersi che il/la candidato/a sono pronti
a lavorare in maniera produttiva e efficace fin dal primo giorno.
·
NEOLAUREATO/A
FUORI CORSO: Fuori corso, punto e basta? Questo è un problema. Se sei fuori
corso di un anno, forse no. Ma se sei fuori corso di quattro anni, con tutta la
concorrenza che c’è in giro, allora sì che è un problema.
NEOLAUREATO/A CHE HA FATTO ULTERIORI
ESPERIENZE FORMATIVE POST LAUREA: Prendiamo il caso raccontatomi da Giovanni.
28 anni, una triennale e una magistrale (ambiti “confinanti”), uno stage a
Ginevra perfettamente compatibile con la seconda laurea e tre lingue. Non male,
a prescindere dall'età. Quello che è apprezzabile qui è la coerenza del
percorso formativo e l’accumulo di conoscenze (più lo stage “giusto” al di
fuori dell’Italia e le lingue). Poi tutto dipende dalla personalità e dal
carattere del/della candidato/a e un po’ dalla fortuna durante il colloquio di
selezione, e dal profilo che il selezionatore sta cercando. Non direi la stessa
cosa se le esperienze formative post laurea fossero le più disparate (gli
esempi sono tratti dalla mia esperienza di selezionatore di laureati in giurisprudenza: tre mesi
a Pechino sui contratti Internazionali, corso di preparazione all'esame per
diventare notaio, quattro mesi a Londra per studiare Inglese, un mese a
Bruxelles per un corso sui diritti umani …). Qui non c’è nessuna coerenza ma
solo il tentativo di rimanere studente a vita ….. Pollice verso.
Quando l’età (o meglio avere 28 anni)
può costituire un problema? Per quei casi in cui è il potenziale datore di
lavoro a utilizzarla come scriminante (“Cerchiamo neolaureati con 110 e lode,
perfetta conoscenza dell’Inglese, max 24 anni”).
CONCLUSIONE: Età, voto di laurea,
esperienze professionali, esperienze extra professionali, carattere,
personalità, modo di presentarsi, normalmente sono tutti elementi di una
valutazione complessiva del candidato.
© marco bianchi – riproduzione
riservata
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