mercoledì 8 giugno 2011

DOMANDA: "COSA DEVE FARE UNA NEOLAUREATA CHE NON TROVA LAVORO?"

Bella domanda.... Se sapessi la risposta ci farei un altro libro ......
Intanto bisognerebbe capire una serie cose:
  • "laureata in cosa?". Economia ed Ingegneria reggono, Medicina non ha problemi particolari, ma le lauree umanistiche sono quelle che più soffrono nella ricerca di un primo lavoro ("Gli stipendi dei laureati la disfatta degli umanisti", questo il titolo di un articolo, che credo di aver già citato in un precedente post, pubblicato sul sito di Repubblica qualche giorno fa);
  • "laureata dove?". E' inutile nascondercelo ma conta anche dove ti sei laureata. Anzi no. Io quando selezionavo,non essendo onnisciente, non riuscivo a capire se una laurea a Padova valeva più o meno di una analoga laurea presa, che ne so, a Perugia. Neppure ero in grado di capire se l'esame XY, una strage quando l'avevo fatto io a Milano, era altrettanto difficle a Bari. La vera domanda è "ma dove sei disponibile a lavorare?". Chiaro che se per N motivi, tutti rispettabilissimi, vuoi trovare lavoro dove abiti e dove hai frequentato l'Università la situazione è diversa se la tua città è, per fare un esempio, Milano piuttosto che Roma e non piuttosto Bari (non so perchè ma, statisticamente tra i miei tirocinanti a Torino e tra gli universitari che ho incontrato nelle presentazioni che ho fatto in varie Università ho incontrato un sacco di ragazzi e di ragazze "emigrati" dalla Puglia ....);
  • "laureata come?". Altra questione che andrebbe chiarita prima di rispondere è quella di capire come ti sei laureata. Voto di laurea? Fuori corso / in corso? Esperienze professionali Si o no? Tutte cose che contano quando un selezionatore scartabella una pila enorme di CV di neolaureati ......
Fatte queste premesse, e non volendo eludere la domanda, cerco di rispondere.
Ipotizziamo una laureata di una facolta Umanistica (lettere, per certi versi Lingue, Scienza delle Comunicazioni e simili) che proprio non trova il mitico primo lavoro. Cosa fare? Lateral thinking, probabilmente, ovvero  smettere di cercare (almeno momentaneamente) il lavoro che sognavamo all'Università, quello che ci sembra costituire il naturale sbocco di tutto quello che avevamo studiato.
Che fare? Un Master (possibilmente di quelli buoni - vedi libro) che anzichè costituire una prosecuzione di quello che hai studiato, ti dia una formazione in un ambito diverso, pur continando la tua laurea a costituite una base di conoscenze. L'esempio classico è quello di quelli che lavorano nella Direzione del Personale delle aziende. ci trovi laureati e laureate delle più svariate facoltà umanistiche (giurisprudenza, scienze politiche, lettere, psicologia).
Pensiamo ai neolaureati in giurisprudenza che si focalizzano sul praticantato piuttosto che sugli Uffici legali delle grandi aziende. Giusto. Ovvio. Però, lateral thinking, perchè non invece un Master su compliance, D.Lgs. 231, Responsabilità Amminiatrativa delle Imprese? Magari se il Master è buono (vedi libro) finisci per riuscire ad entrare nella Funzione Internal Audit di una grande impresa....
Se poi ti capita la possibilità di provare un lavoro che sembra interessante, ma non ha niente a che fare con quello che hai studiato in Università, perchè no? Quando ho presentato il libro alla Luiss ho incontrato una laureata in economia che dopo la laurea si è messa a lavorare in una Radio privata: era più che soddisfatta.....
"As usual", spero di essere stato utile ....
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