mercoledì 22 dicembre 2010

RACCONTO DI NATALE: L'INGRESSO NEL MONDO DEL LAVORO DI UN NEOLAUREATO IN GIURISPRUDENZA

Visto che siamo ormai vicini a Natale racconto una storia, che in realtà non ha niente a che fare con il Natale ma con il "che cosa c'è li fuori dopo che mi sono laureato" dei neolaureati in giurisprudenza.

"C'era una volta a Milano un laureato in Giurisprudenza che, come tutti i neolaureati in giurisprudenza, pensava che da grande avrebbe fatto l'Avvocato ("Civilista").
Cominciò così a fare il praticante in un piccolo Studio Legale appena dietro al Duomo di Milano: un Avvocato, il praticante e la segretaria. Decreti ingiuntivi, cause in materia di equo canone, cose così che peraltro fruttavano un bel fatturato. Nello studio un silenzio mostruoso, interrotto ogni tanto dallo squillo del telefono e dalle quotidiane peregrinazioni presso le cancellerie del Tribunale....
Risultato
Dopo dodici mesi di pratica: una noia mortale, nessuna creatività, nessun entusiasmo. In compenso avevo imparato a menadito la topografia degli uffici giudiziari del Tribunale. Unico barlume di luce: una appassionante ricerca (sic!) per capire quale fosse la  definizione di "piano attico" nella giurisprudenza in tema di equo canone. Tutta la vita così? Contrordine compagni, servono altre prospettive
Dodici mesi dopo...
Agosto assolato in una Milano deserta nell'Uffico Legale della Grande casa Editrice che mi ha assunto da una settimana. Squilla il telefono. Continua a squillare. Mi stanno passando il Direttore nel noto settimanale (uno di quelli che trovate sempre nei parrucchieri per signora...) Panico: schiero sulla scrivania il codice civile, i sacri testi in tema di diritto d'autore ed arriva il Direttore "Buongiorno Avvocato volevo sapere ... se potevamo pubblicare una foto della Principessa Giovannina con le tette al vento": Ho pensato "Ma che te vegn un cancher, che cavolo di domanda. E mi sono passati davanti in un attimo tutti gli anni passati in Università  a studiare ed a dare esami....". Poi ho dato la risposta.".

Conclusioni
  • In università parliamo tutti la stessa "lingua", professori e studenti assieme. Là fuori, nel mondo del lavoro, dobbiamo imparare  a parlare "la lingua", anzi "le lingue" di quelli che sono i nostri clienti;
  • Quello che ci chiedono là fuori è di risolvere i problemi (e non ci sono bignami di sorta con tutte le risposte ...)





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